Tania Cagnotto ha radicalmente cambiato la sua vita. Dopo aver vissuto tantissimo tempo a bordo piscina e sul trampolino, si è… tuffata in una nuova vita. Normale. Donna e mamma. 34 ori, 15 argenti e 13 bronzi dopo, la ex atleta si è raccontata ai microfoni di DAZN.
Tania non ha mancanza della piscina. “Mi sono goduta tutto, fino al mio ultimo tuffo. Se potessi chiudere gli occhi, ripeterei per sempre il mio tuffo olimpico“. Ogni riferimento non è casuale. “Quel doppio e mezzo rovesciato che ha ottenuto quasi il massimo dei punteggi, garantendomi il bronzo di Rio 2016“. Nessun rimpianto dopo aver appeso il costume al chiodo. “Il primo anno da ex è stato forse il più bello della mia vita. Ho preso nuovi ritmi e dolci abitudini che in precedenza non mi ero mai potuto permettere da atleta professionista. Ho scelto la famiglia, Lisa e Maya sono gli ori più belli“. Ovviamente non ha lasciato lo sport. “Ultimamente ammetto di essere stata anche un po’ pigra, ma quando ho ripreso ad allenarmi l’ho fatto soprattutto per me stessa. Non salgo più molto spesso sul trampolino. Mi dedico molto alla palestra. Anche perché i tuffi non possono essere considerati un hobby. Non è uno sport passatempo, se non si è preparati è anche piuttosto pericoloso“.
L’addio di Tania Cagnotto ha lasciato un vuoto enorme nella disciplina, anche se vi sono delle ragazze e dei ragazzi pronti a coglierne l’eredità in ottica olimpica. La diretta interessata ritiene che la specialità sia in buone mani. “Elena Bertocchi e Chiara Pellacani hanno già vissuto l’esperienza di vincere un oro. E poi c’è anche Matteo Santoro, mentre la coppia Tocci – Marsaglia sono ben affiatati nel sincro“.
A livello personale, invece, nessun salto nel vuoto. Fra le nuove esperienze, una community sportiva 2.0. “Un tuffo nel futuro, una nuova realtà digitale. Vi sono diversi concorsi a premi. In palio molti memorabilia. C’è una mia divisa olimpica ma anche altre chicche imperdibili per gli appassionati. Ritengo che gli NFT siano per tutti una grande occasione. Non è solo per collezionisti, anzi è un modo per far capire che anche noi atleti possiamo essere persone delle porte accanto. Possiamo incontrare gli appassionati, parlare con loro, coinvolgere chi ama lo sport, specialmente i più giovani. Per certi versi è come prolungarsi la carriera, restando accanto a chi ci ha sostenuto lungo tutto il percorso sportivo“.
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