Mi manda Pep Guardiola: Vincent Kompany è stato una delle rivelazioni fra gli allenatori in Europa. Il belga è riuscito a centrare la promozione in Premier con il Burnley tagliando il traguardo a 101 punti e in una lunga intervista, ha spiegato quali siano i suoi segreti: fra i tanti, dormire quattro ore a notte.
La filosofia di Cruijff, fino a un certo punto
Kompany ha una filosofia precisa, quella di Cruijff: “Ho giocato tutta la mia gioventù all’Anderlecht e sin da quando ero un bambino, guardavamo le videocassette di Johan Cruijff sull’autobus mentre andavamo alle partite. La sua eredità è enorme e in fondo, anche semplice. Serviva solo giocare un bel calcio”. Dalla teoria alla pratica, però, è cambiato tutto: “Non appena sono arrivato nella prima squadra dell’Anderlecht, tutto è stato dimenticato, mi hanno sempre insegnato a colpire le persone e ho iniziato a trascorrere più tempo in palestra che in campo, per rafforzare i muscoli e reggere i contrasti”.
Pep Guardiola un incontro che ti cambia la vita
Poi a 30 anni, tutto è cambiato nuovamente: “Quando ho incontrato Pep Guardiola ho avuto l’opportunità di chiudere il cerchio. Con i suoi allenamento, prima ho perso cinque chili e poi ho potuto giocare a calcio come prima. E adesso anche con il Burnley seguiamo un certo tipo di gioco. Teniamo molto il possesso palla ma senza che sia fine a sé stesso. Serve anche la consapevolezza che, gestendo il pallone, potremmo farci qualcosa. So che la Premier League potrebbe darci qualche dura lezione, ma è qualcosa in cui credo”.
I segreti, la metodologia e lo stakanovismo controllato
Vincent Kompany ha poi parlato dei suoi segreti fra cui quello di uno stakanovismo controllato: “Di solito lavoro fino alle 22:00. Credo che dormire solo quattro o cinque ore non sia un dramma, anzi ho trovato il modo per staccare quando devo davvero. Si può lavorare molto duramente per cinque giorni di fila senza interruzioni. E se lo fai, nessuno potrà biasimarti per un pomeriggio libero. In generale non mi pongo traguardi: nella vita non sei troppo grande per niente. Mio padre ha pensato che fosse strano quando ho firmato per il Manchester City, quando ero all’Amburgo che all’epoca era un grande club della Bundesliga e partecipava regolarmente alla Champions League. Non prendo decisioni istintive e analizzo tutto in modo molto approfondito prima di procedere. Se non riesco a convincermi che una certa decisione sia quella giusta, allora non la prendo”.