Il Divin Codino fu incaricato di risollevare il movimento dalle basi ma finì malissimo…
Il panorama calcistico italiano, negli ultimi anni, ha attraversato un periodo di profonda crisi. Dal 2010 in poi, la Nazionale di calcio italiana ha collezionato una serie di risultati scadenti che hanno culminato nell’eliminazione a Euro 2024 per mano della Svizzera. Questo declino sportivo non è solo il frutto di prestazioni deludenti sul campo, ma anche il risultato di una gestione federale che non è riuscita a invertire la rotta.
Dal 2010 ad oggi, la guida della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha visto alternarsi diverse figure alla sua presidenza. Giancarlo Abete, presidente fino al 2014, lasciò l’incarico dopo l’eliminazione dell’Italia ai gironi nel Mondiale in Brasile. Carlo Tavecchio gli succedette e rimase in carica fino al 2017, quando le dimissioni furono inevitabili dopo il fallimento della qualificazione al Mondiale del 2018 in Russia. Gabriele Gravina prese poi le redini della FIGC con l’intento dichiarato di riformare e migliorare le sorti del calcio italiano. Alla luce di quanto visto negli ultimi tre anni, con la mancata partecipazione (la seconda consecutiva) al Mondiale e la disdicevole uscita di scena in Germania, l’affermazione continentale di appena tre anni fa a Wembley ha assunto più i crismi dello specchietto per le allodole che un vero e proprio trionfo a compimento di un percorso.
Tuttavia, uno degli episodi più emblematici e forse dimenticati nella recente storia del calcio italiano riguarda Roberto Baggio. Nel 2013, la leggenda del calcio italiano si dimise dalla carica di presidente del settore tecnico della FIGC. La sua decisione fu dettata da profonde divergenze con la federazione riguardo alla visione e alle strategie per lo sviluppo tecnico dei giovani calciatori italiani.
Riprendendo un articolo pubblicato su Newsby si evidenzia come quell’episodio sia ancora oggi considerabile come un’opportunità mancata per rilanciare il nostro calcio. Baggio aveva proposto un progetto innovativo basato sulla valorizzazione dei talenti italiani attraverso un lavoro mirato nelle giovanili e una maggiore attenzione alla formazione degli allenatori. La sua visione poneva le basi per una rinascita tecnica che avrebbe potuto rivoluzionare il modo in cui l’Italia approccia al gioco del calcio.
La partenza di Baggio dal settore tecnico lasciò un vuoto che non è stato adeguatamente colmato nei successivi anni. Le difficoltà incontrate dalla Nazionale nei grandi tornei internazionali sono anche il riflesso dell’inadeguatezza delle politiche federali nel promuovere un vero cambiamento nel settore giovanile e nella formazione degli allenatori.
L’esclusione da Euro 2024 rappresenta solo l’ultimo capitolo di questa lunga fase negativa per il calcio italiano; tuttavia, essa dovrebbe fungere da campanello d’allarme per i vertici federali sulla necessità impellente di adottare misure concrete ispirate forse proprio a quelle idee proposte da Baggio anni fa.
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